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Il primo caso di obbligazione a tasso negativo: la Svizzera nel 2015

  • rizziandrea4
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 ott

Nel gennaio 2015 la Banca Nazionale Svizzera (BNS) prese una decisione che avrebbe segnato un punto di svolta nella storia dei mercati obbligazionari. Dopo anni in cui aveva difeso il cambio minimo di 1,20 CHF per euro, la BNS decise improvvisamente di abbandonare il “peg” e di portare i tassi di riferimento fino a –0,75%, il livello più basso mai registrato fino ad allora.

Nelle ore immediatamente successive alla decisione, il franco svizzero si rivalutò rapidamente di oltre il 15% contro l’euro e il dollaro. Gli investitori, spinti dal nuovo scenario, si affrettarono ad acquistare franchi per poter comprare le obbligazioni sul mercato secondario: il risultato fu una vera e propria corsa verso la valuta elvetica, che si rafforzò in pochissimo tempo a livelli mai visti prima.


Pochi mesi dopo, nel marzo 2015, la Confederazione Svizzera collocò sul mercato primario un titolo di Stato a 10 anni con rendimento negativo al momento dell’emissione. Gli investitori accettarono di pagare un prezzo superiore a 100 per ricevere meno capitale a scadenza, senza alcuna cedola compensativa. In altre parole, comprarono sicurezza a scapito del rendimento.


A rendere l’episodio ancora più emblematico fu l’esito di alcune aste successive: il Tesoro svizzero riuscì a collocare titoli in scadenza luglio 2025 con un rendimento di circa –0,055%, quindi addirittura sottozero. E non solo: furono venduti anche bond a lunghissimo termine, con scadenza 2049, che offrirono un tasso di appena 0,42%: un livello estremamente contenuto, se si considera l’orizzonte temporale di quasi 35 anni.


Per la Confederazione fu un enorme vantaggio. In un periodo caratterizzato da deflazione o inflazione prossima allo zero, lo Stato riuscì a finanziarsi praticamente gratis, e in alcuni casi addirittura a guadagnare dagli investitori: incassava oggi una somma maggiore di quella che avrebbe restituito a scadenza. Questo significò risparmiare miliardi di franchi sugli interessi e ridurre drasticamente il costo del debito pubblico.


Fu un evento storico: la Svizzera divenne il primo Paese al mondo ad emettere un’obbligazione decennale a rendimento negativo già in asta. Da lì in avanti, altri Stati europei come Germania, Paesi Bassi e Danimarca seguirono la stessa strada, spinti dalle politiche ultra-espansive della BCE e dalla ricerca disperata di “safe assets” da parte degli investitori.


Questo paradosso dimostra come, nei mercati finanziari, non sia sempre valido il principio secondo cui chi presta denaro riceve un interesse. In certi contesti economici e geopolitici, può accadere l’opposto: è chi presta (cioè l’investitore) a pagare, pur di garantirsi protezione in un mondo dominato dall’incertezza.

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